Sono psicologo e il
mio lavoro è accompagnare persone che stanno vivendo momenti difficili a
scoprire nuovi modi di affrontare le situazioni della vita.
In particolare mi occupo di:
Crisi dovute a cambiamenti di vita
Le
cose cambiano di continuo: qualcuno ci lascia, le cose prendono proprio
la piega che non avremmo voluto, oppure semplicemente il tempo
passa e non ci riconosciamo più.
Fa parte della vita, ma a
volte ci sentiamo impreparati ad affrontare questi cambiamenti e
possiamo sentire il bisogno di un aiuto per ri-orientarci e trovare soluzioni che da soli ci sembra di non riuscire a vedere.
Problemi di ansia
La
capacità di occuparci di cose ancora non accadute è tipica dell'essere
umano: è grazie a questa che abbiamo realizzato molte cose utili
che ora fanno parte della nostra vita.
Questa
capacità, però,
ha anche un lato oscuro: invece di contribuire al nostro benessere può
diventare una prigione, al punto da trasformare cose che normalmente
potrebbero essere vissute serenamente (un viaggio, un ascensore, una
situazione, un insetto sul muro...) in ostacoli inaffrontabili che
tendiamo ad evitare.
E' frequente che questo accada e così come se ne è entrati se ne può anche uscire.
Abitudini nocive
A
volte ci capita di fare cose contrarie alle nostre sincere intenzioni; come se
noi fossimo in disaccordo con noi stessi: la parte di noi che vuole fa
cose in contrasto con la parte di noi che ragiona.
Questa
è la condizione umana, non una malattia: lo testimonia la letteratura
universale dacché esiste la scrittura; ma a volte un'abitudine può diventare un problema.
Quando
una nostra abitudine minaccia la nostra serenità o addirittura la nostra stessa salute, può essere
utile un accompagnamento che aiuti a trovare migliori strategie per
godersi la vita.
Difficoltà di studio
Molti
studenti lamentano difficoltà di studio.
Quando però si
approfondisce la
questione, spesso si scopre che sono persone intelligenti e capaci, e
che la loro capacità di impegnarsi negli studi è temporaneamente
compromessa da preoccupazioni (a volte anche inconfessate a sé stessi)
che sequestrano le loro energie migliori e li tengono in una palude di
inerzia.
Spesso un breve accompagnamento in queste aree emotive poco
frequentate li aiuta a liberare le loro migliori capacità
e ritrovare la giusta motivazione.
Il mio orientamento è
- dinamico:
credo che la maggior parte della nostra vita sia inconscia e che nell''inconscio risiedano molti dei nostri tesori; non solo
i problemi. Anzi: alcuni problemi sono tesori dell'inconscio con i
quali ancora non abbiamo saputo trovare un rapporto sano.
- psico-corporeo:
osservo continuamente quanto il coinvolgere il corpo con la sua miniera
di sensazioni e possibilità espressive faciliti una sana presa di
coscienza di sé e acceleri i cambiamenti positivi.
- breve:
penso che una persona che voglia intraprendere un percorso di conoscenza
di sé abbia il diritto di prendersi tutto il tempo di cui sente il
bisogno; ma sicuramente alcuni disagi psicologici si possono risolvere
in tempi brevi. Per questi ultimi è sano (ed anche economico) non tirarla per
le lunghe.
Psicoterapia breve, Ipnosi, Bioenergetica a Mira - Riviera del Brenta
mercoledì 20 febbraio 2013
martedì 19 febbraio 2013
La riflessione di febbraio 2013
Ci sono alcune frasi brevi e semplici che una volta udite entrano nel cervello ed iniziano a lavorare quasi da sole, come un benefico virus informatico creato per stimolare il nostro pensiero; a volte anche infastidendoci sul momento, ma facendoci poi vedere le cose da una prospettiva differente.
Ne ho in mente una in particolare che desidero condividere con i visitatori di questo blog; un detto del caucaso che recita:
Quando in alcuni contesti formativi ho proposto questo detto alle persone a cui stavo insegnando, la loro reazione è stata del tipo: "forte! Ma fa un po' di ansia...".
Certo: non è quel genere di frase rassicurante che inviti a rilassarsi ed a lasciare che una qualche attrazione dell'universo faccia accadere magicamente degli eventi per il nostro bene, senza la nostra partecipazione.
Ma perché questa frase ha un ché di inquietante per molti di noi?
Se ne siamo toccati significa che questo detto si rivolge ad una esperienza che ciascuno di noi ha fatto. Anzi: più ci tocca e più questa esperienza è per noi attuale.
Questo detto mi inquieta se il mio "oggi" non è quello che vorrei che fosse. Stiamo dunque parlando di un'insoddisfazione nel presente rispetto ad una aspirazione di qualche tipo che ancora non è realizzata.
Per questo il pensare che domani possa essere come oggi diventa una prospettiva poco allettante.
Allora le domande che può suscitare sono: in che senso ciò che vivo oggi è una riedizione di ciò che ho vissuto ieri? In che senso c'è la possibilità che domani sia come oggi? E qual'è l'atto da parte mia che potrebbe cambiare il mio oggi, in modo da costruire un domani migliore? Quell'atto che, una volta compiuto, mi farebbe percepire questo detto non più come un rimprovero, ma come un incoraggiamento?
Siamo in un'epoca in cui abbiamo a disposizione molte sostanze chimiche e distrazioni per tamponare ogni tipo di disagio. Questo rischia di sottrarci alla responsabilità di agire sulle radici dei nostri stati interiori.
La serenità d'animo è un valore da coltivare, ma trovo ci sia un tipo di inquietudine che non è un disturbo psichico ed è importante non anestetizzare, bensì vivere, perché mi sveglia dal torpore di una vita insulsa.
Anzi: credo che molte persone si adattino a vivere una vita al di sotto delle proprie possibilità perché ancora non sanno affrontare il necessario periodo di inquietudine che inevitabilmente il cambiamento farebbe loro attraversare.
Nella mia personale esperienza e nell'esperienza di molte persone che ho avuto il privilegio di accompagnare, quando si affronta l'inquietudine di un viaggio dall'esito incerto dentro sé stessi si scoprono tesori che neppure si sospettava di possedere o di poter incontrare. Certo: non è una passeggiata.
Nella tradizione ebraica si dice che quando di fronte al Mar Rosso Mosé, seguendo le istruzioni di Dio, ha gettato in acqua il suo bastone non è successo nulla.
E' stato solo quando il primo uomo ha fatto con fiducia il primo passo in mare che le acque si sono aperte, facendogli posare il piede sul suolo asciutto.
Ne ho in mente una in particolare che desidero condividere con i visitatori di questo blog; un detto del caucaso che recita:
Se oggi è come ieri, domani sarà come oggi.
Quando in alcuni contesti formativi ho proposto questo detto alle persone a cui stavo insegnando, la loro reazione è stata del tipo: "forte! Ma fa un po' di ansia...".
Certo: non è quel genere di frase rassicurante che inviti a rilassarsi ed a lasciare che una qualche attrazione dell'universo faccia accadere magicamente degli eventi per il nostro bene, senza la nostra partecipazione.
Ma perché questa frase ha un ché di inquietante per molti di noi?
Se ne siamo toccati significa che questo detto si rivolge ad una esperienza che ciascuno di noi ha fatto. Anzi: più ci tocca e più questa esperienza è per noi attuale.
Questo detto mi inquieta se il mio "oggi" non è quello che vorrei che fosse. Stiamo dunque parlando di un'insoddisfazione nel presente rispetto ad una aspirazione di qualche tipo che ancora non è realizzata.
Per questo il pensare che domani possa essere come oggi diventa una prospettiva poco allettante.
Allora le domande che può suscitare sono: in che senso ciò che vivo oggi è una riedizione di ciò che ho vissuto ieri? In che senso c'è la possibilità che domani sia come oggi? E qual'è l'atto da parte mia che potrebbe cambiare il mio oggi, in modo da costruire un domani migliore? Quell'atto che, una volta compiuto, mi farebbe percepire questo detto non più come un rimprovero, ma come un incoraggiamento?
Siamo in un'epoca in cui abbiamo a disposizione molte sostanze chimiche e distrazioni per tamponare ogni tipo di disagio. Questo rischia di sottrarci alla responsabilità di agire sulle radici dei nostri stati interiori.
La serenità d'animo è un valore da coltivare, ma trovo ci sia un tipo di inquietudine che non è un disturbo psichico ed è importante non anestetizzare, bensì vivere, perché mi sveglia dal torpore di una vita insulsa.
Anzi: credo che molte persone si adattino a vivere una vita al di sotto delle proprie possibilità perché ancora non sanno affrontare il necessario periodo di inquietudine che inevitabilmente il cambiamento farebbe loro attraversare.
Nella mia personale esperienza e nell'esperienza di molte persone che ho avuto il privilegio di accompagnare, quando si affronta l'inquietudine di un viaggio dall'esito incerto dentro sé stessi si scoprono tesori che neppure si sospettava di possedere o di poter incontrare. Certo: non è una passeggiata.
Nella tradizione ebraica si dice che quando di fronte al Mar Rosso Mosé, seguendo le istruzioni di Dio, ha gettato in acqua il suo bastone non è successo nulla.
E' stato solo quando il primo uomo ha fatto con fiducia il primo passo in mare che le acque si sono aperte, facendogli posare il piede sul suolo asciutto.
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