lunedì 18 giugno 2018

La vita come compito

Essendo un amante della mitologia antica e delle sue risonanze con la moderna psicologia del profondo, è diventato parte del mio lavoro, da ormai oltre un decennio, accompagnare gruppi di persone attraverso esperienze di crescita personale utilizzando come guida del percorso storie di eroi antichi. Probabilmente questo è il motivo per cui recentemente, scorrendo con lo sguardo gli scaffali di una libreria, mi sono lasciato catturare da un titolo: "La misura eroica". Racconta l'antica avventura degli Argonauti, l'equipaggio della nave Argo capitanata da Giasone, che intraprendono un viaggio impossibile per riportare a casa il mitico Vello d'oro. A colpo d'occhio vedo che è scritto bene. Lo prendo. Pare un tipo in gamba l'autore, tale Andrea Marcolongo... ah no: si chiama Andrea, ma è un'autrice! La foto sul dorso del libro è inequivocabile.

Comincio a leggerlo e non mi stacco più finché non l'ho finito. Ogni capitolo espone una tappa dell'avventura di Giasone e dei suoi compagni, intramezzata da illuminanti considerazioni sull'etimologia delle parole greche con cui Apollonio Rodio ha raccontato la storia nel III secolo a.C. e da aneddoti di vita dell'autrice contemporanea. Anche lei di avventure sembra saperne qualcosa.

Direte voi: che c'entra?! Sì, anch'io me lo domando ogni volta che ascolto un paziente, nel pieno di una sua crisi personale, e la sua storia mi ricorda le prove che deve superare la bella e sfortunata Psiche se vuole ricongiungersi al suo Amore; o il fallimento epico di Ghilgamesh, della sua illusoria ricerca dell'immortalità; o l'eterno conflitto di valori tra il fedifrago Zeus e la moglie Era, signora dei matrimoni; o ancora l'angoscioso dilemma in cui si trova Arjuna, tra due eserciti pronti ad annientarsi l'un l'altro, due eserciti che dividono in fazioni un'unica famiglia. Storie raccontate migliaia di anni fa, in culture diversissime dalla nostra, tramandate prima da bocca ad orecchio e poi passate per papiri, pergamente e stampa laser, che sono metafore delle nostre modernissime ed apparentemente poco eroiche vite.

Ecco il valore del libro della Marcolongo: riattualizzare un antico mito come quello degli Argonauti, facendoci vedere come in realtà parli di noi, e quindi a noi. Tutti noi ci siamo trovati, adolescenti come Giasone, a scegliere se accettare di mettere in mare la nostra nave oppure rimanere inetti alla tavola di quello che era il regno di nostro padre. Tutti noi, in seguito, attraversiamo per l'ennesima volta un'adolescenza ogni volta che si prefigura nella nostra vita un bivio esistenziale, come quello che Giasone affronta di fronte alla proposta del perfido Pelia di portare a Iolco il vello d'oro. Sembra retorica da scuola superiore, ma nel mio studio ho a che fare con persone in panico per la necessità di mettere in mare la propria nave, oppure in depressione perché non lo hanno fatto quando ne hanno avuto l'opportunità, anni prima.

Il tema mitico dell'eroe ci ricorda che la vita biologica è un dono, ma la vita interiore è un compito. Quando ci ritroviamo tra le labbra la frase "perché proprio a me?" siamo vicini a questa semplice, spietata verità. Una malattia, una nevrosi, una sfortuna, sono chiamate all'avventura. Cogliere l'occasione di realizzare la propria avventura è sempre un passaggio di maturazione. Alla fine, comunque sia andata nei risultati, siamo un po' meno giovani ed un po' più adulti. Soprattutto siamo un po' meno la somma algebrica delle influenze ricevute durante l'infanzia e un po' più noi stessi.

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