martedì 17 dicembre 2013

Crisi psicologica e crescita personale

Un libro che per me è stato formativo, che ho letto con religiosa attenzione quando avevo 17 anni, è Il punto di svolta di Fritjof Capra, scritto nel 1982 ma mai così attuale: parla della crisi ecologica e culturale che sta vivendo il mondo occidentale. Lì ho scoperto la parola che i cinesi usano per dire crisi: due ideogrammi che si leggono wei-ji.



Il primo ideogramma, da solo, significa "pericolo" e rappresenta un serpente arrotolato sotto a qualcosa che lo nasconde, ne occulta la presenza. Un serpente velenoso sul quale si rischia di incappare perché qualcosa ci impedisce di vederlo e dunque di girarci alla larga.
Il secondo ideogramma, preso isolatamente, significa "opportunità" e rappresenta un uomo di fronte ad una porta. Una porta è passaggio che ci permette di entrare in uno spazio diverso da quello in cui ci troviamo e incontrare nuove esperienze.
Dunque, in cinese crisi si dice "pericolo-opportunità".

Il primo ideogramma lo trovo perfetto per descrivere come entriamo nelle crisi: semplicemente ci incappiamo. Una crisi non accade mai in merito a questioni che abbiamo previsto e per le quali abbiamo preso misure di sicurezza, ma ad un certo punto ci troviamo di fronte ad uno stato imprevisto per il quale apparentemente non abbiamo risorse. Ci siamo dentro. Punto. Nel mio lavoro lo vedo continuamente. Esempio tipico la persona che mi dice: "Andava tutto bene, voglio dire: lavoro, famiglia, salute... Non so perché mi è venuto questo attacco di panico ma mi ha stravolto la vita!".

Quando poi andiamo ad indagare su cosa stava vivendo quella persona, tipicamente scopriamo (nel senso che lei lo scopre assieme a me) che le cose non andavano poi così bene, ma lei non se ne rendeva conto. Ci è voluto un attacco di panico per metterla in condizioni di accorgersene. Questo riguarda il secondo ideogramma: "opportunità". Riguarda soprattutto l'atteggiamento che è importante sviluppare nei confronti della crisi psicologica per uscirne arricchiti.

Nel mio modo di vedere le cose e di lavorare, la crisi psicologica non è una malattia, il segno di una menomazione, una sfortuna.... E' il richiamo che parti di noi inesplorate e inespresse lanciano alla nostra coscienza, chiedendo di essere prese in considerazione. Per esempio, una parte che spesso noi non esprimiamo è la rabbia. Magari ci cova dentro, dietro alla maschera col sorriso che mettiamo tutte le mattine appena svegli, per esplodere a casaccio appena trabocca dalla nostra capacità di contenerla. Certo: se lasciamo esplodere la rabbia a casaccio, senza modularla in base all'opportunità, non ci facciamo un favore. Ma se siamo arrabbiati un motivo ci sarà e sarà il caso di farci qualcosa, no? Prima di tutto sarà importante rendercene conto.

La crisi psicologica è il richiamo del mio inconscio, che sa chi è e cosa vuole diventare. E' la porta, sempre pericolosa da attraversare, che mi conduce a diventare ciò che sono. E come direbbe Carl Rogers: ciò che sono è sufficiente, se solo riesco ad esserlo.

martedì 22 ottobre 2013

Psicologia delle relazioni e stress

"Una donna sposa un uomo sperando che cambi; e lui non cambierà.
Un uomo sposa una donna sperando che non cambi; e lei cambierà"

Nelle relazioni personali riponiamo le nostre speranze di appagamento e felicità; e più sono intime più questo è vero. Proprio per questo sono le relazioni personali a costituire il teatro delle nostre più cocenti delusioni e, dunque, di infelicità.

Questo vale per il matrimonio, ma anche per le relazioni tra genitori e figli, l'amicizia, le relazioni tra colleghi....

Cos'ha da dare la psicologia in proposito?

Bacchette magiche non ne esistono (che io sappia), ma da tempo alcune scuole di psicologia hanno individuato una serie di strumenti che facilitano la comunicazione interpersonale, riducendo lo stress nelle relazioni e favorendone la vitalità.
Fornirò una mia personale presentazione organica di questi strumenti nel corso che terrò a partire da giovedì 31 ottobre e per dieci incontri settimanali, presso l'Università Popolare di Borbiago.
Per informazioni ed iscrizioni vai alla pagina www.unipopborbiago.it ed entra nella sezione "corsi".
Ci sono ancora posti liberi!

lunedì 26 agosto 2013

Il percorso dell'Eroe

Lo scorso weekend ho accompagnato un piccolo gruppo di persone interessate in un workshop di tre giorni dedicato al "percorso dell'Eroe".
Il workshop era residenziale e si è tenuto in un monastero; cosa che per il gruppo di coraggiosi che mi ha seguito ha creato uno stacco dal tran tran della vita per farli entrare in un'atmosfera silenziosa, favorevole alla riflessione.
Di cosa si è trattato?
Lo studioso Joseph Campbell, influenzato dall'opera di Carl G. Jung, ha analizzato miti e leggende di tutti i continenti, individuando una sorta di struttura comune:

1) Normalmente la storia inizia con una situazione di equilibrio e pace.
2) Questo equilibrio viene rotto da un problema che sopraggiunge.
3) Il protagonista della storia viene chiamato a risolvere il problema. Spesso il protagonista accetta malvolentieri.
4) Inizia un viaggio dall'esito incerto nel quale il protagonista incontra ostacoli ed aiutanti.
5) Il protagonista affronta la grande prova.
6) Superata la prova, il protagonista ottiene l'elisir, o l'oggetto magico o il simbolo che rappresenta la soluzione.
7) Con l'elisir il protagonista ritorna alla sua terra.
8) Grazie all'elisir la terra trova un nuovo equilibrio.

Campbell ha chiamato questa struttura, che miti e leggende ricalcano, "il viaggio dell'eroe".
Il percorso dell'Eroe, fatto di fallimenti e successi, rappresenta il percorso di ciascuno di noi attraverso i problemi della nostra vita, ed ognuna delle sue fasi ha significati psicologici profondi che, grazie ad esercizi ed esperienze appositamente create a questo scopo, possono essere sperimentati sulla propria pelle.

Tutti noi vogliamo stare bene; su questo credo non ci siano dubbi. Ognuno intende questo "bene" a modo suo: per qualcuno sarà una vita tranquilla, per qualcun altro esperienze stimolanti, per qualcun altro ancora sarà una vita di successi professionali, oppure piena d'amore.
Un'altra cosa su cui difficilmente ci saranno dubbi è che i problemi non chiedono il permesso per entrare nella nostra vita: comunque intendiamo il nostro bene, l'equilibrio che ieri abbiamo conquistato a fatica oggi rischia di rompersi e la tranquillità (o lo stimolo, il successo, l'amore...) minaccia di andarsene.
Il percorso dell'Eroe ci ricorda che la vita è proprio così: non è fatta solo dei momenti di equilibrio, ma anche del percorso che noi compiamo, esiliati da una fase di equilibrio, per trovare un equilibrio nuovo, che tenga conto di ciò che siamo diventati nel frattempo.
Ricordandoci questo, il percorso dell'eroe ci stimola a trovare un Senso anche nei nostri momenti difficili e a trovare le risorse per rispondere alle sfide della vita.

Ciascuno di noi è ritornato a casa con qualcosa di prezioso, pronto a ripartire per il viaggio della vita quotidiana con più consapevolezza, sentimento e grinta.

lunedì 20 maggio 2013

Bioenergetica e meditazione in monastero

Nei tre giorni dal 10 al 12 maggio ho accompagnato un piccolo gruppo di coraggiosi in un'esperienza davvero particolare: un workshop composto da classi di bioenergetica, condivisione di gruppo, pratica meditativa e semplice silenzio, all'interno di un monastero di clausura ad Arco (TN) che ci ha offerto uno spazio di ospitalità.

Per i partecipanti è stata un'esperienza di stacco dal tran tran della vita quotidiana per calarsi in uno spazio-tempo che stimolasse un contatto con sé stessi, una riflessione non cervellotica (possibilmente utile a vivere bene) e un relax vigile di cui molti di noi sentono la mancanza nella propria vita.

Per me anche è stato un weekend molto speciale: con il 2013 sono vent'anni che frequento quel monastero abbastanza regolarmente per trovare momenti di calma e riflessione in solitudine; ed è stata la prima volta che ho accompagnato altre persone nella ricerca della medesima esperienza.

E' sempre più difficile, nelle attuali condizioni di vita che produciamo per noi stessi, incontrare un vero silenzio: le nostre città sono congestionate dal traffico, le nostre sere ipnotizzate da programmi televisivi, il nostro svago spesso ha la funzione di stordirci anziché rivitalizzarci, quando non diventa anche quello l'ennesima abitudine.
Così come i nostri piedi, costretti dentro scarpe a camminare su pavimenti rigorosamente piatti, hanno dimenticato il contatto diretto con la terra che ne risveglia la naturale intelligenza, anche la nostra mente tende ad addormentarsi sui binari dell'abitudine dimenticando la propria naturale chiarezza. Perfino quando questi binari ci portano a vivere esperienze poco adatte a noi, poco vitali, poco in linea con le nostre aspirazioni profonde, troppo spesso accade che ci conformiamo a quei binari fino a deformarci. Diventiamo ciò che facciamo.

Abbiamo bisogno di uscire dai nostri soliti modi di essere e di fare per poterci guardare temporaneamente da una prospettiva totalmente diversa, come un marziano che osserva "questi curiosi terrestri", e risvegliarci a ciò che siamo sotto le nostre abitudini.

Le foto qui sotto che ci riprendono al lavoro possono intitolarsi "lampi di risveglio" e sono state prese durante una classe di bioenergetica in uno dei giardini del monastero.





venerdì 19 aprile 2013

Nuova classe di Bioenergetica a Mestre

Classe di prova gratuita, martedì 30 aprile 2013 ore 19.00 - 20.15


presso il Centro Studi Biosomatici, Vicolo Fucini 14 (laterale via Cappuccina), Mestre (VE).

Se vuoi partecipare prenotati chiamandomi al 328 47 24 617 oppure comunicandomelo via mail a ferruccio.gobbato@gmail.com


Per partecipare vieni con una tuta comoda, calzini ed un piccolo asciugamano.

mercoledì 20 febbraio 2013

Di cosa mi occupo

Sono psicologo e il mio lavoro è accompagnare persone che stanno vivendo momenti difficili a scoprire nuovi modi di affrontare le situazioni della vita.
In particolare mi occupo di:

Crisi dovute a cambiamenti di vita
Le cose cambiano di continuo: qualcuno ci lascia, le cose prendono proprio la piega che non avremmo voluto, oppure semplicemente il tempo passa e non ci riconosciamo più.
Fa parte della vita, ma a volte ci sentiamo impreparati ad affrontare questi cambiamenti e possiamo sentire il bisogno di un aiuto per ri-orientarci e trovare soluzioni che da soli ci sembra di non riuscire a vedere.

Problemi di ansia
La capacità di occuparci di cose ancora non accadute è tipica dell'essere umano: è grazie a questa che abbiamo realizzato molte cose utili che ora fanno parte della nostra vita.
Questa capacità, però, ha anche un lato oscuro: invece di contribuire al nostro benessere può diventare una prigione, al punto da trasformare cose che normalmente potrebbero essere vissute serenamente (un viaggio, un ascensore, una situazione, un insetto sul muro...) in ostacoli inaffrontabili che tendiamo ad evitare.
E' frequente che questo accada e così come se ne è entrati se ne può anche uscire.

Abitudini nocive
A volte ci capita di fare cose contrarie alle nostre sincere intenzioni; come se noi fossimo in disaccordo con noi stessi: la parte di noi che vuole fa cose in contrasto con la parte di noi che ragiona.
Questa è la condizione umana, non una malattia: lo testimonia la letteratura universale dacché esiste la scrittura; ma a volte un'abitudine può diventare un problema.
Quando una nostra abitudine minaccia la nostra serenità o addirittura la nostra stessa salute, può essere utile un accompagnamento che aiuti a trovare migliori strategie per godersi la vita.

Difficoltà di studio
Molti studenti lamentano difficoltà di studio.
Quando però si approfondisce la questione, spesso si scopre che sono persone intelligenti e capaci, e che la loro capacità di impegnarsi negli studi è temporaneamente compromessa da preoccupazioni (a volte anche inconfessate a sé stessi) che sequestrano le loro energie migliori e li tengono in una palude di inerzia.
Spesso un breve accompagnamento in queste aree emotive poco frequentate li aiuta a liberare le loro migliori capacità e ritrovare la giusta motivazione.


Il mio orientamento è
- dinamico: credo che la maggior parte della nostra vita sia inconscia e che nell''inconscio risiedano molti dei nostri tesori; non solo i problemi. Anzi: alcuni problemi sono tesori dell'inconscio con i quali ancora non abbiamo saputo trovare un rapporto sano.
- psico-corporeo: osservo continuamente quanto il coinvolgere il corpo con la sua miniera di sensazioni e possibilità espressive faciliti una sana presa di coscienza di sé e acceleri i cambiamenti positivi.
- breve: penso che una persona che voglia intraprendere un percorso di conoscenza di sé abbia il diritto di prendersi tutto il tempo di cui sente il bisogno; ma sicuramente alcuni disagi psicologici si possono risolvere in tempi brevi. Per questi ultimi è sano (ed anche economico) non tirarla per le lunghe.


martedì 19 febbraio 2013

La riflessione di febbraio 2013

Ci sono alcune frasi brevi e semplici che una volta udite entrano nel cervello ed iniziano a lavorare quasi da sole, come un benefico virus informatico creato per stimolare il nostro pensiero; a volte anche infastidendoci sul momento, ma facendoci poi vedere le cose da una prospettiva differente.
Ne ho in mente una in particolare che desidero condividere con i visitatori di questo blog; un detto del caucaso che recita:

Se oggi è come ieri, domani sarà come oggi.

Quando in alcuni contesti formativi ho proposto questo detto alle persone a cui stavo insegnando, la loro reazione è stata del tipo: "forte! Ma fa un po' di ansia...".
Certo: non è quel genere di frase rassicurante che inviti a rilassarsi ed a lasciare che una qualche attrazione dell'universo faccia accadere magicamente degli eventi per il nostro bene, senza la nostra partecipazione.
Ma perché questa frase ha un ché di inquietante per molti di noi?
Se ne siamo toccati significa che questo detto si rivolge ad una esperienza che ciascuno di noi ha fatto. Anzi: più ci tocca e più questa esperienza è per noi attuale.

Questo detto mi inquieta se il mio "oggi" non è quello che vorrei che fosse. Stiamo dunque parlando di un'insoddisfazione nel presente rispetto ad una aspirazione di qualche tipo che ancora non è realizzata.
Per questo il pensare che domani possa essere come oggi diventa una prospettiva poco allettante.
Allora le domande che può suscitare sono: in che senso ciò che vivo oggi è una riedizione di ciò che ho vissuto ieri? In che senso c'è la possibilità che domani sia come oggi? E qual'è l'atto da parte mia che potrebbe cambiare il mio oggi, in modo da costruire un domani migliore? Quell'atto che, una volta compiuto, mi farebbe percepire questo detto non più come un rimprovero, ma come un incoraggiamento?

Siamo in un'epoca in cui abbiamo a disposizione molte sostanze chimiche e distrazioni per tamponare ogni tipo di disagio. Questo rischia di sottrarci alla responsabilità di agire sulle radici dei nostri stati interiori.

La serenità d'animo è un valore da coltivare, ma trovo ci sia un tipo di inquietudine che non è un disturbo psichico ed è importante non anestetizzare, bensì vivere, perché mi sveglia dal torpore di una vita insulsa.
Anzi: credo che molte persone si adattino a vivere una vita al di sotto delle proprie possibilità perché ancora non sanno affrontare il necessario periodo di inquietudine che inevitabilmente il cambiamento farebbe loro attraversare.

Nella mia personale esperienza e nell'esperienza di molte persone che ho avuto il privilegio di accompagnare, quando si affronta l'inquietudine di un viaggio dall'esito incerto dentro sé stessi si scoprono tesori che neppure si sospettava di possedere o di poter incontrare. Certo: non è una passeggiata.

Nella tradizione ebraica si dice che quando di fronte al Mar Rosso Mosé, seguendo le istruzioni di Dio, ha gettato in acqua il suo bastone non è successo nulla.
E' stato solo quando il primo uomo ha fatto con fiducia il primo passo in mare che le acque si sono aperte, facendogli posare il piede sul suolo asciutto.